30 Ott Le testimonianze dei pazienti
Incontinenza post parto
Anna Roberta, 38 anni, due parti. A lei abbiamo chiesto di raccontarci come ha affrontato e risolto i problemi di incontinenza.
Quando sono iniziati i problemi di incontinenza?
Ho avvertito i primi sintomi dopo la nascita del primo figlio, in modo lieve tanto che si sono risolti spontaneamente entro qualche mese. Dopo il secondo parto invece la situazione si è ripresentata in modo più serio e grave.
È stato difficile affrontarli?
No, ho iniziato a parlare di questo problema con gli amici e anche con altre donne che avevano partorito. Non era possibile sottovalutare il problema, me ne sono resa conto subito e ho cercato una soluzione.
Con chi ne ha parlato?
Inizialmente mi sono rivolta al mio ginecologo che mi ha consiglio subito la fisioterapia. Dopo una visita che ha appurato che la situazione dipendeva esclusivamente dalle conseguenze del parto, ho iniziato la riabilitazione presso la struttura di Neuro-Urologia dell’Unità Spinale dell’Ospedale CTO Maria Adelaide di Torino.
Quanto è durata la rieducazione?
Ho fatto riabilitazione per circa cinque mesi, con appuntamenti a cadenza settimanale o quindicinale a seconda di come stava reagendo il mio corpo. Si tratta di esercizi semplici che si imparano facilmente e che si possono poi fare in seguito anche autonomamente.
Cosa le ha dato coraggio in questa esperienza?
Non ho esitato a parlare, senza vergogna. Questo mi ha aiutato. Il sostegno più grande però mi è arrivato dalla mia fisioterapista che mi ha seguito per tanti mesi e da tutti gli addetti della struttura di Neuro-Urologia. Mi è stata spiegata chiaramente la natura del mio disturbo e gli esercizi da fare. Ho avuto un grande supporto e ho trovato davvero molta disponibilità.
Adesso qual è la situazione? Come si sente?
La situazione è risolta al 98%. Mi sento bene e sono contenta di aver ripreso la mia tranquillità e la mia vita di sempre. Ad esempio ho ripreso a correre, cosa che prima non potevo più fare. Mi capita solo raramente di avere delle piccole perdite, solo in caso di vescica molto piena e comunque solo di minima entità.
Cosa consiglierebbe alle altre donne?
Le neo mamme tendono a focalizzarsi totalmente sul proprio piccolo e a “dimenticarsi” un po’ di se stesse. Occorre invece affrontare da subito il problema, parlare con il proprio medico e farsi indirizzare verso centri per la riabilitazione. Non c’è nulla di cui vergognarsi. L’incontinenza dopo il parto è una condizione davvero comune, molto più di quanto io si pensi e io stessa sapessi.
Il consiglio dell’esperto
Per quanto riguarda i problemi di incontinenza post parto, il rinforzo muscolare e la riabilitazione del pavimento pelvico possono essere iniziati anche da subito. Ovviamente questo è possibile solo nel caso fossero necessarie comunque compatibilmente con il dolore ed eventuali cicatrici e/o lacerazioni post parto. Per quanto riguarda l’azione sui muscoli addominali, è invece consigliabile posticipare l’attività di rinforzo e iniziarla non prima di 4 mesi dal parto.
Incontinenza nel bambino
Carlo, 11 anni. La mamma ci racconta come sono intervenuti per risolvere l’enuresi.
Come si è presentato il problema?
Carlo ha sofferto di enuresi notturna da quando ha tolto il pannolino. Il problema è sempre stato circoscritto alla notte, anche se ci sono stati alcuni casi durante il giorno che però si sono risolti spontaneamente. Negli anni la frequenza si è diradata, ma comunque in una settimana, gli episodi di incontinenza capitavano indicativamente tre o quattro notti.
Come avete affrontato la situazione?
Speravamo in una soluzione spontanea. Soprattutto non volevamo che si creasse un “problema” e che Carlo lo vivesse come tale. Convivevamo con la situazione, probabilmente sottovalutandola.
Come viveva la situazione Carlo?
Crescendo, ha preso coscienza della cosa. Sono iniziate le prime difficoltà. Ad esempio rifiutava gli inviti di amici e compagni di scuola e rimanere a dormire fuori casa era un problema. In un caso, la gita scolastica, decise di partecipare e durante la notte bagnò il letto. Fu quindi costretto a “non farsi scoprire” e questa esperienza fu davvero pesante.
Poi cosa è successo?
Carlo ha compiuto gli 11 anni e abbiamo capito che la situazione non si sarebbe risolta e soprattutto che stava condizionando troppo la vita di nostro figlio, con perdita di autostima e l’emergere di alcune paure, come ad esempio quella del buio. Ci siamo rivolti quindi a uno specialista presso l’ospedale Bambino Gesù di Roma che, vista tutta la storia di Carlo, ci ha proposto di utilizzare il sistema dell’allarme notturno.
Ce lo può illustrare?
Si tratta di un piccolo strumento che alle prime fuoriuscite di urina suona. In questo modo ci si sveglia e si può andare in tempo in bagno. All’inizio ovviamente c’è voluto un po’ per abituarsi anche se non è un apparecchio invasivo. Carlo si è comunque adattato bene alla nuova situazione accettandola.
Per quanto avete utilizzato questo metodo?
In tutto quattro mesi. Siamo stati particolarmente vicini a Carlo in questo periodo, rassicurandolo e aiutandolo a svegliarsi e ad andare in bagno durante la notte, quando l’allarme suonava. La soluzione del problema è stata più rapida del previsto, credo anche perché Carlo aveva l’età per impegnarsi nella guarigione.
Come sta oggi Carlo?
Carlo ha risolto completamente i problemi di enuresi. Se posso dare un consiglio, direi di non sottovalutare questi disturbi e di non rimproverare i bambini. Non è una colpa, ma un problema da affrontare senza vergogna.
Il consiglio dell’esperto
Il disturbo di Carlo è più diffuso di quello che si pensa, e questo va fatto notare ai ragazzi, per non farli sentire ‘soli’ aggravando la loro perdita di autostima; le soluzioni possono essere semplici ed efficaci, anche se non sempre rapide come nel caso descritto, in cui la partecipazione attiva del ragazzo e dei genitori hanno contribuito. Il dispositivo è adatto oltre gli 8-9 anni, ma la condizione va affrontata prima dell’età scolare, con consigli comportamentali ed eventualmente con farmaci quando indicati. Quali ad esempio l’ormone anti-diuretico che riduce la produzione di urine notturne e che, in taluni casi, è un’alternativa o un rinforzo del dispositivo.
Iperattività del pavimento pelvico
Caterina, 37 anni, donna molto attiva e sportiva. A lei abbiamo chiesto di illustrarci come grazie alla riabilitazione ha risolto il suo problema.
Quando si sono presentati i primi sintomi?
Ho iniziato ad avere i primi disturbi nel 1998 e si sono manifestati con una sempre più frequente necessità di urinare. Sia il mio medico sia specialisti ai quali mi sono rivolta negli anni hanno ipotizzato si trattasse di una cistite e per questa sono stata curata con antibiotici vari fino al 2004.
Cosa è successo dopo?
Ho fatto diversi esami, anche molto dolorosi, che però non sono mai riusciti a identificare quale fosse la causa, né tanto meno sono stati utili per trovare una soluzione. Ho provato di tutto: medicinali che si trovavano solo all’estero, acque particolari, cure omeopatiche e infine un intervento sempre senza risolvere il problema.
Come era la sua vita in quel periodo?
Un incubo. Ricordo una notte di essere andata in bagno 45 volte. La mia vita era totalmente condizionata da questo problema. Avevo difficoltà a livello psicologico e fisico. Avevo smesso di praticare sport e, ogni volta che frequentavo luoghi pubblici, ero terrorizzata dalla possibilità di prendere infezioni. Oltre alla necessità di urinare continua, avevo anche dolori.
Quando ha trovato una soluzione?
Nel 2004 ho incontrato il Professor Carone che, dopo una visita molto accurata e lunga e ad alcuni esami, ha identificato il problema come iperattività del pavimento pelvico e prescritto la riabilitazione come cura.
Quanto tempo è durata la riabilitazione?
Un anno circa, con appuntamenti settimanali o quindicinali presso la Struttura Complessa di Neuro-Urologia dell’Ospedale CTO Maria Adelaide di Torino. Ho imparato gli esercizi necessari che sono sostanzialmente di respirazione e di rilassamento. Durante l’anno ciclicamente, mi è stato chiesto di tenere un diario minzionale per 3 giorni, 24 ore su 24 per verificare la situazione e i miglioramenti. È stato un percorso lungo, ma già dopo i primi tre, quattro mesi ho iniziato a migliorare.
Come si sente oggi?
Mi sento benissimo, ho ripreso la mia vita. Da due anni non ho più problemi e passo la notte intera senza la necessità di urinare. Non sto facendo fisioterapia e ho ripreso a praticare molti sport: sci di fondo, corsa, nuoto. L’unico al quale ho rinunciato è andare in bicicletta da corsa.
Cosa si sente di consigliare?
Di rivolgersi a centri specializzati. Disturbi come il mio sono risolvibili, anche se occorre molta volontà e determinazione. Io ho avuto la fortuna di incontrare persone di grande professionalità e umanità. Ci tengo in particolare a ringraziare la mia fisioterapista Elena Bertolucci, una persona straordinaria grazie alla quale sono rinata.
Il consiglio dell’esperto
È sicuramente importante rivolgersi a un centro giusto, ma non sempre la soluzione più invasiva e cruenta è la più efficace. La componente psicologica, spesso sottovalutata e/o dimenticata, è invece molto importante e frequentemente risulta essere alla base di numerosi problemi del pavimento pelvico e del basso apparato urinario, specie nel caso di iperattività.
Incontinenza post prostatectomia
Bruno, 60 anni. A lui abbiamo chiesto di parlarci dell’intervento che ha risolto i problemi di incontinenza dopo la prostatectomia.
Quando inizia la sua storia?
Sono stato operato nel 2008 per un tumore alla prostata e dopo l’intervento sono iniziati i problemi di incontinenza. Non avevo nessun controllo della vescica e perdite serie sia di giorno, sia durante la notte. Dopo un anno dall’intervento, non vedendo miglioramenti nonostante i cicli di riabilitazione perineale a cui mi ero sottoposto, la situazione era davvero tragica. Questo problema era il mio pensiero ricorrente e faticavo a riprendere la mia vita di sempre.
Poi cosa è successo?
Durante una delle sedute di riabilitazione presso l’Ospedale Cattinara di Trieste, mi è stata prospettata la possibilità di un nuovo intervento che comporta l’applicazione di uno sling transotturatorio. Mi hanno sottoposto a una serie di esami, per verificare che la situazione permettesse l’operazione e poi sono stato operato dal dottor Siracusano, a un anno circa dalla prostatectomia. È andato tutto bene. la vescica è sostenuta e riesco a controllarla.
Come è cambiata la sua vita ora?
Per qualche mese sono stato un po’ “a riposo”. Ho evitato di stancarmi troppo e di fare attività fisica intensa. Adesso mi sento benissimo. Mi sento rinato, come un bambino. Non ho più problemi di incontinenza, non ho necessità di portare nessun presidio. Anche durante la notte, capita che mi debba alzare per urinare, ma lo faccio senza perdite e a volte passo l’intera notte senza necessità di andare in bagno. Ho ripreso a fare la mia vita di sempre. Ad esempio la mia camminata di due ore, che faccio tutti i giorni, è tornata a essere un piacere e un modo per sentirmi ancora meglio.
Quale è stata la difficoltà maggiore in questa esperienza?
Gli uomini si vergognano. Io parlavo del mio problema, in famiglia o con i conoscenti, ma è stato un periodo difficile a livello psicologico. Il pensiero dell’incontinenza diventa ricorrente, si fa fatica a uscire e a non lasciarsi abbattere. Ognuno poi ha un carattere diverso, con soglie di tolleranza diverse per ogni problema. Per me era una condizione pesante che non accettavo.
Quale consiglio darebbe a altri uomini nella sua condizione?
Vorrei consigliare l’operazione a tutti! Naturalmente so che non è possibile, perché occorre che la situazione sia di un certo tipo, e che devono essere presi in considerazione diversi parametri che solo gli specialisti possono valutare, ma comunque invito tutti a informarsi e a verificare anche questa possibilità. Mai come nel caso dell’Incontinenza parlarne e informarsi è importante.
Il consiglio dell’esperto
È necessario affidarsi ad un centro che abbia esperienza nel trattamento dell’incontinenza urinaria maschile. Nel caso in cui i risultati del ciclo di fisioterapia non fossero soddisfacenti, a un anno dall’intervento ci si può rivolgere allo specialista per prendere in considerazione il problema.